L’EDITORIALE – Alle porte estive di questo giugno, avendo guardato alla comunicazione che come compagna ha la fiducia, è bene avere accanto coloro i quali condividono con noi gioie e avventure, abbagli e delusioni.
Vi confido che in quasi tutte le mie esperienze li ho avuti accanto, o almeno erano presenti nella loro
istantanea assenza per intime dinamiche, ma alla fine sono solo una delle ragioni per cui, invero, ho
amplificato i risultati:
vedete, la condivisione del proprio successo non consuma i benefici di una vittoria come di solito pensiamo, perché a volte vi sono persone a cui darsi significa avere un appoggio sincero … gli amici.
Immaginiamo di vedere la vita come una partita a scacchi.
Magari non conosci il gioco ma sai che ci sono i bianchi e i neri in egual numero su due file opposte.
Dall’altra parte abbiamo il nostro avversario: un soggetto, un evento spiacevole, una difficoltà insomma.
Ebbene l’amico è quella persona che ha il colore del tuo stesso schieramento.
Nella vita muoviamo soli le mosse, solo che il conoscente è quello che guarda, ma l’amico è quel complice che oltre a condividere o contestare le mosse, con la prima linea dei pedoni mangiati e la scacchiera scoperta dall’avversario, può muovere per te: fa guerra ai bianchi se sei nero, o fa strategia contro i neri se sei bianco.
Una volta lessi un’intervista che trovai su Internet.
Era semplicemente un articolo che mi colpì per il titolo: “I 5 rimpianti più comuni alla fine della vita”.
Cercatelo sul web, è molto melodrammatico e forte, perché se pensassimo a qualcuno che riesce a vivere tralasciando qualsiasi pregiudizio o costrutto sociale della cultura di appartenenza, lo considereremmo tutti un pazzo. Fra questi rimpianti ve n’era uno titolato così – “Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici” – .
Lo considerai poco ma a distanza di anni mi rendo conto di come sia naturale perdersi … non per sempre,
bensì frequentemente, non a caso la frequenza rimanda al concetto di costanza, in questo caso mancata.
Gli amici sono i compagni di viaggio che incontri nei naturali percorsi e magari siamo proprio noi ad
imboccarne uno nuovo e a farcene altri.
Tuttavia, il bello dell’amicizia non è l’accettazione incondizionata degli altri ma la regolazione di come
questi possono far parte della nostra vita insieme, e se ci tenessimo davvero non li perderemmo mai.
Molti parlano anche di amicizia come terreno da cui può nascere perfino l’amore di una futura coppia, e qui necessita una forte fiducia reciproca.
Ho percepito come nel corso di un’esistenza le amicizie possono riesumare il passato annullando il peso del presente, chi di noi non vorrebbe tornare indietro alla spensieratezza del tempo giocondo che abbiamo avuto la fortuna di vivere. Ogni tanto ascolto “i grandi” quando ricordano le loro amicizie, non che io sia piccolo, e c’è il comune pensiero che per alcuni si accompagna sempre a quel sorrisetto inarcato da una sola parte del labbro:
Non si guardava all’essere ben vestiti ma a quanto potevi correre veloce anche a piedi nudi, non era
importante mangiare tre volte al giorno ma mangiare assieme una merenda sotto un portico di città o
alberi di collina, e non contava parlare delle stesse cose bensì raccontarci quelle diverse ma importanti per noi.
Beh si dice che l’amicizia stia all’età dell’innocenza come l’amore romantico e fanciullino al tempo delle mele, ma credo che coltivare tali rapporti umani sia davvero importante per il mantenimento della propria umanità. Per il resto, anche crescendo si può vivere questi in piena maturità e consapevolezza in interi gruppi di persone.
Si dice che gli amici veri siano quelli che riconoscano quando si è soli, abbandonati e illusi dalle aspettative, io stesso ho beneficiato di tale apporto quando meno me lo aspettavo.
Spero di esser stato per alcuni un buon amico, perciò ricordo a me stesso di adoperarmi, quando posso, per far aumentare le probabilità di un qualcosa che potrebbe accadere a beneficio di tutti.
Non voglio più dire niente, metto un punto finale di questo excursus, che si può solo vivere, con un pensiero che non è mio … il detto che sentii una volta in barca a vela.
Fu per una vacanza a me concessa in maniera gentile e spensierata dal mio Maestro di Arti Marziali, a Macinaggio in Corsica.
Con mio padre parlava dei rapporti umani, che nella loro complessità sarebbe così semplici se riscoprissimo alcuni istinti primordiali onorando il rispetto delle scelte altrui.
Discussero anche delle differenze generazionali, della tecnologia, e di come le famiglie fossero le pietre miliari della società che v’era quando erano fanciulli dove crebbero come ragazzi.
Non è un concetto che si limita solo a toccare l’amicizia è più profondo, ma credo che ne possa far parte, come in un gioco quando hai quel tassello che a seconda di come si combina con gli altri determina il risultato finale di un match: un incontro lungo fatto da tanti step, come la vita che vivi con gli altri … dove guardi a ciò che stupisce, ambisci a quello che non hai e, alla fine, vivi per quelli che hai accanto;
“Le persone si ammirano per le qualità, si apprezzano per i risultati … ma si amano per i difetti”
M° Patrizio Rizzoli
Paolo Cavaleri